“O GIOIA CH’IO NON CONOBBI: ESSERE AMATA AMANDO”
L’itinerario dell’amore vero ne “La Traviata” di Giuseppe Verdi.
Introduzione all’opera a cura di don Marco Ruffini (FSCB)
Rimini Teatro degli Atti via Cairoli
19 febbraio 2010 ore 21,00
Cenni sull’opera
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal romanzo La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio.
Atto I
Parigi, metà dell’Ottocento. Gran festa nella casa di Violetta Valéry, una mondana famosa: Violetta soffoca l’angoscia che la tormenta; la sua salute è gravemente minata dalla tisi. Un nobile presenta alla padrona di casa il suo amico Alfredo, che l’ammira sinceramente. L’attenzione che Violetta dimostra per la nuova conoscenza non sfugge al suo amante abituale. Mentre Violetta e Alfredo danzano, il giovane le dichiara tutto il suo amore e Violetta gli regala un fiore, una camelia: rivedrà Alfredo solo quando sarà appassita. Alla fine della festa, Violetta deve ammettere di essersi innamorata davvero, per la prima volta.
Atto II
Alfredo e Violetta hanno abbandonato Parigi e vivono felici in campagna. Quando l’uomo viene a sapere che Violetta sta vendendo i suoi gioielli perché è rimasta senza denaro, si precipita a Parigi per procurarsene. Violetta, inaspettatamente riceve la visita del padre di Alfredo, Giorgio Germont. Costui l’accusa di condurre il figlio alla miseria e in tutti i modi porta avanti il suo proposito di separare Alfredo e Violetta. Quel legame dà scandalo e finché rimarrà tale sarà impossibile per la sorella di Alfredo maritarsi.
Violetta è costretta a scegliere: decide per il suo sacrificio in funzione del bene del suo innamorato. Abbandona Alfredo, che è colto da gelosia. Violetta riappare ad una festa nuovamente in compagnia del vecchio amante. Arriva Alfredo. Violetta gli chiede di abbandonare la casa, rivelandogli di aver giurato all’amante di un tempo di non incontrarlo mai più. Mente per non rivelare all’amato il colloquio avuto con il padre di lui. Alfredo si indigna e la tratta da prostituta.
Atto III
Il male che da tempo mina la salute di Violetta si è molto aggravato. La donna non può più alzarsi dal suo letto. Giunge una lettera di Giorgio Germont che finalmente ha deciso di dire la verità al figlio. Alfredo commosso torna dall’amata. Violetta è incredibilmente contenta, ma per lei non c’è più nulla da fare; teme, anzi, di non sopravvivere fino al suo arrivo. Ma, infine, Alfredo è lì, al suo capezzale, insieme al padre, profondamente pentito. La tisi uccide Violetta davanti a loro, in un clima di acuto dolore, addolcito dalla delicatezza e purezza dei sentimenti.
Presentazione della serata
La serata che proponiamo è in compagnia di don Marco Ruffini, sacerdote della Fraternità Sacerdotale san Carlo Borromeo, fraternità fondata nel 1985 da don Massimo Camisasca sul carisma di don Luigi Giussani e riconosciuta come Società di vita apostolica di diritto pontificio nel 1999 da Giovanni Paolo II.
Don Marco è appassionato conoscitore e amante dell’opera.
Verranno proiettati tre momenti salienti dell’opera, tratti ognuno rispettivamente dai tre atti, preceduti dalla spiegazione della trama, dalla lettura di alcune parti del libretto e dall’appassionato racconto di ciò che attraverso l’opera di Verdi colpisce e incatena il cuore di don Marco. In particolare verranno toccati tre temi:
– L’incontro di Violetta con l’amore di Alfredo. Nasce per la prima volta in lei un sentimento di amore totale che la porterà ad abbandonare la sua vita dissoluta e a donarsi per sempre a colui che le ha insegnato ad amare.
È strano! è strano! in core
Scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per me sventura un serio amore?
Che risolvi, o turbata anima mia?
Null’uomo ancora t’accendeva… O gioia
Ch’io non conobbi, essere amata amando!
E sdegnarla poss’io
Per l’aride follie del viver mio?
…
Lui che modesto e vigile
All’egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all’amor.
A quell’amor ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterioso, altero
Croce e delizia al cor.
– Il sacrificio di Violetta. Il suo amore per Alfredo è così grande che è disposto al sacrificio di sé per il bene dell’altro. Struggente e appassionato è il grido d’amore di Violetta ad Alfredo prima di abbandonarlo.
Che fai?
Lo vedi? Ti sorrido
Sarò là, tra quei fior presso a te sempre.
Amami, Alfredo, quant’io t’amo…
Addio!
– La morte di Violetta. Quando tutto pare risolversi, quando le incomprensioni e le falsità si dileguando, quando il perdono è avvenuto, quando l’amore è tornato e la possibilità della felicità si rende palpabile, la malattia di Violetta porta ad un ultima drammatica consapevolezza.
Digli che Alfredo
È ritornato all’amor mio
Digli che vivere ancor vogl’io
Ma se tornando non m’hai salvato,
A niuno in terra salvarmi è dato.
A nessuno in terra è dato salvare un altro.
“Iddio ti chiama a sé”. L’ultima parola di Violetta prima di spirare è “Gioia”.