Il Portico del Vasaio propone alla città un incontro giovedì 16 maggio, alle ore 21,15, presso il teatro Tarkovskij in via Brandolino, 13 a Rimini con Giuseppe Riva e Giovanni Scifoni, dal titolo “Tra fake news e falsità: conoscere ed essere uomini nell’era dell’infocrazia”. L’entrata è libera.
Il prof. Giuseppe Riva, titolare in Università Cattolica della cattedra di Psicologia generale, ci guiderà in una più approfondita conoscenza delle dinamiche che ci portano ad essere così fragili rispetto alle cosiddette fake news. Queste non sono semplici menzogne, politiche o sociali, ma qualcosa di nuovo e particolarmente pericoloso, minando la fiducia stessa di poter conoscere qualcosa di autentico nella vita (era della post verità). Ma il prof. Riva ci aiuterà soprattutto a individuare gli anticorpi possibili, per fronteggiare tale perversa dinamica, che il filosofo Byun Chul Han ha chiamato “melma digitale”. Riva sostiene nel suo testo “Fake news – Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità” : “Un dato evidente è che, indipendentemente dalla capacità dei persuasori di capire chi siamo e di creare fake news personalizzate, noi manteniamo comunque la possibilità di utilizzare il nostro spirito critico e di decidere liberamente. Ma che cosa serve per riuscire a esercitare lo spirito critico all’interno dell’esperienza quotidiana dei social media?”
L’attore e drammaturgo Giovanni Scifoni, con la sua ironia arguta e capace di scavare nelle profondità del quotidiano, ci farà percepire il livello sottile e pervasivo delle fake, individuando dal suo punto di vista la dinamica che è in gioco, denunciando quel “consumismo delle informazioni”, dove tutte le notizie ed opinioni sono equivalenti.
In “Senza offendere nessuno. Chi non si schiera è perduto” scrive: “Classificarsi come inclassificabile può sembrare un gesto di poca onestà intellettuale. È come dire: “Sono un tipo strano, sono un po’ pazzo” (che significa non avere la minima idea di cosa sia la pazzia, avere la grazia di non averla mai vissuta in famiglia e non avere mai avuto a che fare con psicofarmaci e trattamenti sanitari obbligatori). Dirsi “né di destra né di sinistra” sappiamo bene che significa essere di destra. È lo stesso che dire “non sono né ateo né credente”. Significa essere atei, magari non confessarselo esplicitamente per timore scaramantico (perché non si sa mai, metti caso che alla fine…), ma di fatto vivere senza tenere conto di Dio”.
Il Portico del Vasaio inizia, con questo momento, un breve ciclo di conferenze, dal titolo Decifrare il mondo. Finestre sui fenomeni del nostro tempo, che troverà suo completamento con un secondo incontro sul tema della generatività e natalità, ovvero sulla fioritura dell’umano dal titolo Oltre la denatalità e la paura. Quale ideale? di cui daremo presto i dettagli.
Alleghiamo alcuni suggestivi passaggi dalle pubblicazioni dei due protagonisti dell’incontro del 16 maggio.
“ … Come i silos fisici sono dei contenitori sigillati destinati a conservare derrate alimentari come grano o foraggi, i silos sociali creati da Facebook sono contenitori di utenti dotati di caratteristiche sociali simili da vendere agli inserzionisti. Un elemento critico dei silos è la capacità di conservazione delle derrate. E questo vale anche per i silos sociali: vengono creati per fare in modo che gli utenti conservino le loro idee, minimizzando il confronto con visioni alternative che le possano «contaminare». (…) A rendere più forte l’impatto dei silos sociali è l’indebolimento progressivo delle comunità offline e del capitale sociale da esse generato.
(…) Allo stesso tempo nelle comunità offline, in cui passiamo ancora la maggior parte del tempo, è crollato il numero di interazioni significative: se nel 1985 il numero di amici «veri» con cui confrontarsi e a cui confidare i propri problemi erano in media 2,94 a persona, oggi sono in media solo 2,08. (…)
Quali sono le premesse che permettono l’utilizzo dello spirito critico all’interno dell’esperienza quotidiana dei social media? Secondo lo scrittore inglese John Milton la risposta è semplice: quando le idee sono in grado di circolare liberamente la verità prevale [Milton 2002]. Il perché lo spiega Sunstein: Gli incontri non programmati e non scelti spesso si rivelano molto proficui sia per gli individui che per la società nel suo complesso. In alcuni casi, possono addirittura cambiare la vita delle persone. La stessa cosa vale, pur in modo diverso, anche per gli incontri non voluti. Certe volte vi potrebbe irritare vedere un editoriale scritto dal giornalista che meno amate […] Forse non sarà un grande divertimento, ma potrebbe indurvi a riesaminare o anche correggere le vostre opinioni [2017, 58]. In particolare la libera circolazione delle idee supporta lo spirito critico in presenza di due fattori: la diversità delleidee e la capacità del sistema di discriminare quelle migliori.”
Giuseppe Riva “Fake news – Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità”
“Mi fa impazzire questa cosa… perché non è giusto! E allora cos’è il dolore? Si può condividere il dolore? Si può compatire? Patire insieme? O esistono solo dolori privati? Il dolore che giusto!
E allora cos’è il dolore? Si può condividere il dolore? Si può compatire? Solo tu senti, e che io non posso capire. Questa è l’ingiustizia più grande. Insopportabile. In-portabile. Portare un dolore che agli altri non importa. È disumano. Ma chi ce la fa? Nessuno.
Per questo abbiamo inventato il dolore di squadra. Un gruppo che soffra insieme a te, ma solo se fai parte della sua squadra. Il mondo intero non piangerà per te, ma almeno uno spicchio di mondo sì.
Gabriele, Gabriele mio, è questo il mondo dove siamo capitati, è questo qui, non è un altro.
(…)
Si dice che gli amici te li scegli, ma non è vero. Non scegliamo neanche i nemici. E soprattutto non scegliamo i nostri altri. Quell’altro che devi incontrare prima o poi nella tua vita.”
Giovanni Scifoni, “Senza offendere nessuno. Chi non si schiera è perduto”