INTERVISTA CON P. HERMANN GEISSLER, F.S.O. Direttore del Centro Internazionale degli Amici di Newman
Realtà, coscienza, ragione, bisogno. Oggi più che mai queste parole – che pure stanno alla radice della nostra quotidianità e ne descrivono i caratteri – hanno perso il loro significato più vero o minacciano di perderlo. E sono parole che ne richiamano luoghi e momenti decisivi per la convivenza umana: informazione, economia, politica.
Come ogni anno, il Portico del Vasaio ha pensato la sua stagione di incontri 2019-2020 a partire dall’esigenza di andare al fondo di alcune considerazioni: che il soggetto ha smarrito le coordinate del vero rapporto con la realtà; che essa fa spesso paura e viene quindi censurata; che gli individui sono sempre più soli e i rapporti sociali in continuo mutamento; che la speranza come vago sentimento è troppo poco per stare davanti a queste sfide.
In queste ultime settimane, riprendendo l’opera del santo John Henry Newman – canonizzato da papa Francesco lo scorso 13 ottobre 2019 – e iniziando a leggere l’utile volume Il cuore del mondo. Antologia degli scritti (BUR Rizzoli), abbiamo scoperto che quelle che sembrano sfide tutte postmoderne, in qualche maniera sono già state affrontate con efficacia dal teologo inglese.
Nel volume sopracitato, per esempio, vengono anche riportati alcuni Sermoni universitari (che Newman tenne all’università di Oxford dopo la conversione al cattolicesimo), in cui il santo sembra descrivere anche l’uomo d’oggi quando afferma che, per l’uomo che non usa in modo adeguato la ragione, “nulla ha significato, nulla ha una storia, nulla ha delle relazioni. Ogni cosa sta a sè, va e viene a suo turno, come gli scenari mobili di uno spettacolo, lasciando lo spettatore al punto di partenza”. Colpiti da questa “assonanza” dell’opera di Newman con le esigenze del nostro presente, abbiamo chiesto a padre Hermann Geissler, Direttore del Centro Internazionale degli Amici di Newman, di raccontarci quale siano le ragioni dell’attualità di Newman per noi uomini d’oggi.
Padre Geissler, i santi hanno e conservano una loro attualità anche misteriosa, a molti anni dal periodo in cui vissero. In cosa potremmo indicare l’attualità del santo John Henry Newman oggi?
Newman è stato anzitutto un ricercatore di Dio, a cui ha sempre dato il primato. È stato un appassionato amico della Verità, per la quale ha sacrificato la sua carriera accademica. Ha seguito fedelmente i dettami della propria coscienza, in cui ha sperimentato l’eco della voce di Dio. Si è affidato alla provvidenza, anche nei momenti di tribolazione e di prova. È stato un padre delle coscienze, cercando di guidarle al bene, al bello e al vero, a Dio. Ha avuto la ferma convinzione che la fede e tutti valori spirituali e umani vengono trasmessi alle prossime generazioni anzitutto attraverso la testimonianza personale di uomini e donne credibili.
Nel 2010 papa Ratzinger sottolineò la decisività di Newman nella ‘battaglia’ contro il relativismo, affermandone l’efficacia anche in quel nuovo momento storico. Dalla prima risposta che ci ha dato, pare che anche la coscienza sia un tema molto caro al santo. Come la coscienza può essere un antidoto contro il relativismo, anche oggi in un mondo così diverso da quello in cui visse Newman?
Il relativismo costituisce tuttora una delle sfide principali per la Chiesa e per la società, almeno nell’Occidente. Nel suo famoso “Biglietto-Speech”, scritto in occasione della nomina alla dignità cardinalizia, Newman ha indicato, come filo rosso del suo impegno teologico e pastorale, la battaglia contro il liberalismo in religione: l’idea cioè che la religione non sia questione di verità, ma di opinione, di sentimento o di gusto. In questo momento storico, segnato dall’individualismo, pare molto importante anche il tema della coscienza, spesso malintesa e considerata semplicemente come come diritto al proprio compiacimento e il puro soggettivismo. Per Newman invece essa era il punto di partenza di ogni argomento filosofico e l’eco della voce di Dio, anzi l’originario vicario di Cristo: una naturale capacità di giudizio pratico che ci permette di distinguere tra bene e male. La coscienza è donata ad ogni persona umana, ma è bisognosa di essere educata e formata.
Poprio la sfida educativa, infatti, era di grande portata per Newman, e in questo è molto attuale. Secondo il santo, l’educazione dell’individuo deve essere integrale. Questo era essenzia per la visione di Newman, mentre oggi questa visione è messa in discussione dalla sempre più accentuata specializzazione e dall’utilitarismo, che vanno a scapito di una profonda formazione umana, spirituale e scientifica. Nel suo classico, L’idea di università, Newman spiega lo scopo della formazione: educare gentlemen aperti al vero e al bene.
Una caratteristica dei giorni d’oggi è la distanza tra la realtà e la percezione che si ha di essa, quasi che il pregiudizio impedisca di guardare ai fatti reali e che la paura, il timore (che tanto descrive il nostro tempo), impedisca un rapporto positivo con essa. Il tema della realtà è un altro grande tema di Newman, per lui il reale è ciò che si presenta come consistente. In che modo possiamo, seguendo il santo, avere un rapporto vero con la realtà e non essere “spettatori lasciati al punto di partenza”?
Per capire il pensiero di Newman riguardo alla percezione della realtà, è necessario considerare come fondamentale la sua prima conversione, avuta all’età di quindici anni. In questa conversione egli ha capito che ci sono due esseri assoluti e luminosamente evidenti in se stessi: “l’io e il mio Creatore” (“myself and my Creator”). Per Newman, l’essere personale e il Creatore erano più decisivi e più reali di tutte le cose visibili. Per questo egli cercava di prendersi cura della propria anima, convertendosi continuamente e seguendo la sua luce gentile. Si impegnava ad aiutare le persone a lui affidate affinché trovassero il Signore e con Lui la propria felicità. Superava la paura affidandosi alla “gentle light” del Signore, e in questa luce comprendeva la realtà, si avvicinava al cuore delle persone e poteva dare un giudizio sugli avvenimenti della storia.
Newman, basti pensare alle discussioni sulla collocazione geografica del suo oratorio, voleva incontrare tutti gli uomini. Non si concepì mai come un intellettuale chiuso in una torre d’avorio. Per dirla con papa Francesco, non voleva la chiesa un recinto chiuso. È anche questa una delle migliori caratteristiche di Newman, la sua capacità di coniugare un’altissimo interesse teologico con una attenzione evangelica agli ultimi?
Newman è stato non solo un grande intellettuale, ma soprattutto un padre dedicato alle anime. In tutta la sua vita ha avuto molti amici attorno a lui, era un grande promotore dell’amicizia umana e cristiana. Ha fondato un’università cattolica a Dublino, con lo scopo di offrire una formazione integrale per il mondo contemporaneo, una formazione che non ha paura di entrare in un confronto interdisciplinare. Ha aperto una scuola a Birmingham, insegnando ai ragazzi personalmente fino alla sua vecchiaia. Ha predicato ai poveri fedeli di Birmingham, che amava in modo particolare. Rispondeva alle lettere di tutti, non solo di personalità importanti, ma anche di povera gente. Ha scritto molte preghiere e meditazioni semplici e profonde. È un santo per tutti, che illumina la mente e tocca il cuore. Il mistero della sua anima viene ben espresso con il suo motto cardinalizio: “cor ad cor loquitur”. Si interessava di tutti, si avvicinava a tutti, si immedesimava a tutti, e per questo aveva un influsso tanto profondo e duraturo sulle persone attorno a lui.
Come può aiutarci Newman nel nostro rapporto con la tradizione cristiana oggi? A prima vista la comunità crsitiana sembra costretta a scegliere fra un rigido dogmatismo oppure un gaio progressismo. Quale fu l’approccio di Newman su questo argomento, oggi tanto discusso anche in seno alla Chiesa?
L’approccio di Newman fu quello organico: se la Chiesa, così scrisse nel suo capolavoro Sviluppo della dottrina cristiana, è un organismo vivente, deve crescere e svilupparsi nel suo cammino attraverso la storia. Un organismo che non cresce e non si sviluppa è morto. Bisogna cambiare per rimanere fedeli a sè stessi, ma cambiare in continuità. Occorre quindi distinguere accuratamente tra sviluppo autentico e corruzione. A tal fine Newman, proprio negli anni prima della conversione alla Chiesa cattolica, elaborava sette criteri che possono essere di aiuto a discernere bene tra vero sviluppo e corruzione, ad esempio la continuità dei principi, il potere di assimilazione, la conseguenza logica e il vigore duraturo.
Cosa dice Newman alle persone di oggi sulla santità?
Newman è stato un eccellente teologo, scrittore e predicatore, ma soprattutto un santo sacerdote. Cercava di spingere i fedeli a progredire sulla via della santità, offrendo loro anche degli stimoli assai concreti. Nelle sue famose meditazioni scrisse tra l’altro: “Se voi mi domandate cosa dovete fare per essere perfetti, io vi rispondo: non rimanete a letto dopo l’ora fissata per la levata; rivolgete i vostri primi pensieri a Dio; fate una breve visita a Gesù in sacramento; recitate devotamente l’Angelus; mangiate e bevete per la gloria di Dio; recitate bene la vostra corona del rosario; siate raccolti; cacciate i cattivi pensieri; fate con devozione la vostra meditazione della sera; esaminate ogni giorno la vostra coscienza; giunta l’ora corricatevi e sarete già perfetti”. Con queste raccomandazioni, formulate in uno spirito quasi umoristico che piacerebbe a papa Francesco, Newman insegna che la santità dei cristiani non consiste nel compiere cose straordinarie, ma nel vivere fedelmente, e con il Signore, la propria missione ordinaria di ogni giorno.
Padre Geissler, lei è membro della Famiglia spirituale “L’Opera”. Quali sono le caratteristiche di questa famiglia e quali sono le sue affinità col pensiero di Newman?
La Fondatrice della Famiglia spirituale “L’Opera”, Madre Julia Verhaeghe, (belga, 1910-1997), non ha conosciuto Newman quando ha fondato “L’Opera” nel 1938. Questa consiste di una Comunità Sacerdotale, una Comunità di Consacrate e di altri fedeli uniti in diversi modi. Ha ottenuto il riconoscimento pontificio nel 2001. Negli anni ’60 Madre Julia ha letto un’antologia scoprendo in Newman “un fratello per la mia anima”. C’è una certa affinità spirituale tra Newman e Madre Julia, che si può individuare soprattutto nell’amore per la Chiesa, nella fedeltà alla propria coscienza, nella perseveranza anche in momenti difficili, nella convinzione che la fede viene trasmessa da cuore a cuore.
“L’Opera” si è impegnata molto – insieme agli Oratoriani di San Filippo Neri – nella promozione della teologia e della venerazione di Newman. Come è nato e come si sviluppa questo lavoro?
Le consacrate della Famiglia spirituale “L’Opera” hanno organizzato nel 1975 il primo simposio accademico su Newman a Roma, che era un grande successo e ha mostrato il vivo interesse da parte di molti per la figura di Newman, contribuendo anche a rilanciare la causa di canonizzazione. Successivamente il Cardinale Raimondi, allora Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha invitato la Comunità a continuare il lavoro su Newman. Così è nato il Centro degli Amici Newman a Roma, di cui più tardi sono nati altri Centri, uno a Littlemore presso Oxford (dove Newman si è convertito alla Chiesa cattolica), un altro a Bregenz in Austria e quindi un terzo a Budapest. In questi Centri curiamo biblioteche specialistiche che mettiamo a disposizione dei ricercatori e degli amici. Promuoviamo la venerazione e lo studio di Newman, scrivendo lettere circolari, pubblicando libri e articoli di vario genere e curando un sito internet (www.newmanfriendsinternational.org). Teniamo anche il contatto con associazioni e amici di Newman a livello internazionale. Cerchiamo, insomma, di contribuire a far conoscere la persona e gli scritti di questo grande santo, che meriterebbe di essere annoverato tra i dottori della Chiesa.
Per favorire la conoscenza del pensiero e dell’opera di Newman alleghiamo un link pubblico al quale è possibile leggere il suo secondo romanzo, “Callista, scene del terzo secolo”, nella sua prima edizione italiana e che potete leggere qui. Il romanzo racconta la storia di Callista giovane greca che si converte e patisce il martirio ed è uno degli scritti in cui è più chiara la concezione di coscienza dell’autore, e uno dei punti fondanti del suo pensiero (qui una recensione al romanzo sul Sussidiario).